L’assemblea dei soci della Gst ha votato la revoca della vendita all’imprenditore marchigiano ma soltanto se il secondo offerente accettasse (a 1,5 milioni di euro). Altrimenti i tempi di un altro bando manterrebbero in piedi la proroga dell’esercizio
TERAMO – Ci sono volute quasi tre ore di discussione per decidere di chiamare il secondo offerente nel bando di vendita degli impianti dei Prati di Tivo, l’impresa dei fratelli Persia e valutare se c’è la disponibilità a trattare il passaggio delle proprietà della Gran Sasso Teramano (eccetto la seggio-cabinovia) al prezzo offerto (1,523 milioni di euro). Solo nel caso in cui accettassero i Persia allora tutto quanto affidato oggi a Marco Finori verrebbe revocato. Il rischio grosso (e contro il quale l’Asbuc ha già fatto sapere che non rinnoverà la concessione degli usi civici sui terreni e larga parte degli operatori locali che non apriranno le loro attività) è che restando così le cose, l’imprenditore marchigiano, nell’occhio del ciclone per aver disertato l’appuntamento dal notaio per la ratifica dell’acquisto, manterrebbe la gestione dell’esercizio nella stagione estiva, grazie alla proroga Covid ottenuta mesi fa, che prolungherebbe la sua presenza ai Prati per altri sei mesi.
E’ quanto ha deciso l’assemblea dei soci della Gran Sasso Teramano, alla quale non ha partecipato il Comune di Fano Adriano e dove la Regione era rappresentata dall’assessore Pietro Quaresimale. Se i Persia dovessero declinare l’invito, com’è possibile sulla base del costo adesso troppo alto e sulla valutazione dello stato degli impianti di risalita come il Pilone e la quadriposto, il commissario liquidatore Gabriele Di Natale bandirà un nuova gara per la vendita, al prezzo di partenza di 1,65 milioni di euro, per effetto della riduzione del 10% sul precedente incanto, come previsto dalla legge.
Il bando potrebbe svilupparsi su un periodo temporale che potrebbe portare all’aggiudicazione prima dell’estate, ma pochi credono che intanto qualcuno partecipi oppure che i tempi burocratici potranno permettere l’avvio di una stagione estiva senza la gestione di Finori. Che in sostanza, cercando di dilatare i tempi di aggiudicazione della vendita, avrà ottenuto la prosecuzione del suo rapporto con la Gst per effetto della proroga della gestione fino all’estate.
Le voci e i commenti rispetto a questa decisione sono ancora una volta contrastanti come accade da decenni per le vicende dei Prati di Tivo. Intanto contro questa opzione hanno votato contro la Camera di Commercio, con la Provincia detentrice del pacchetto di maggioranza della società in liquidazione. e l’Asbuc di Pietracamela. Quest’ultima, per voce del sup presidente Paride Tudisco ha già fatto sapere che in caso di esito negativo del ‘contatto’ con i Persia, non rinnoverà la concessione dei terreni per la gestione estiva dell’unico impianto funzionanente a Finori, forte del verbale con cui l’assemblea dei soci, a dicembre, assegnava a Finori la proroga della gestione per altri 6 mesi oltre quelli concessi dall’emergenza covid, subordinandola all’acquisto degli impianti. Se ciò non è avvenuto, anche la gestione va revocata, secondo l’Asbuc, e l’imprenditore non invece ‘premiato’.